Ricostruire la storia di località come Settimo e le sue frazioni è impresa di un certo impegno ma anche di grande interesse. Se infatti il paese non è stato oggetto di grandi eventi, infatti, “i libri di storia” non ne parlano: e del resto i grandi eventi, molte volte, non rivelano la natura profonda della località e del suo passato. Bisogna così cercare soprattutto nelle carte degli archivi e “farle parlare”: si tratta infatti di documenti che quasi mai sono stati concepiti per raccontare la storia di una persona o di un luogo, ma spesso da documenti notarili, da registrazioni catastali, da atti di battesimo o di matrimonio si possono scoprire cose di enorme interesse. Altra fonte importante sono i ricordi delle persone, le loro parole, il loro dialetto, oltre che ovviamente le testimonianze architettoniche e ambientali.
Di sicura origine romana, come rivela il nome, Settimo ebbe sempre una vocazione agricola. Pochissime sono le tracce fino ai secoli conclusivi del medioevo, quando aumenta la produzione di documenti che sono rimasti fino a noi, soprattutto quelli di enti ecclesiastici quali il monastero maggiore e la canonica di Sant’Ambrogio di Milano che avevano molti possedimenti nelle ricche campagne del nostro paese, punteggiate di mulini. Nel paese e nelle sue frazioni, rette dal già ricordato comune loci ma chiaramente sotto la superiore autorità di Milano, esistevano già, oltre alle abitazioni (spesso molto primitive), gli edifici religiosi, come le chiese di Santa Margherita a Settimo (esistente già nel 1153), quella di San Sebastiano fuori dall’abitato di Vighignolo e quella di San Giorgio a Seguro. Si trova anche attestata, per Settimo, la presenza di un castrum, un castello, o piuttosto una fortificazione, cosa normale per tempi assai poco sicuri in termini di ordine pubblico e frequentemente travagliati da lotte tra città, fazioni, signori. Oltre ai contadini e agli artigiani, abitavano in Settimo o vi avevano proprietà anche diverse famiglie di nobiles, come i Balbi, tra i principali proprietari in epoca medievale, e i Mantegazza, che nel Quattrocento costruiranno lo splendido oratorio di Cascine Olona.
Con il passare dei secoli la forma più diffusa di proprietà della terra, cioè la piccola proprietà contadina, cedette il passo alla concentrazione nelle mani di proprietari medi e grandi, laici e religiosi, soprattutto milanesi: per Vighignolo si trattò di un sostanziale monopolio della famiglia Meraviglia e per Seguro dei della Croce e dei Dugnani. In Settimo, oltre al monastero di Sant’Agnese e alla parrocchia, i principali possidenti erano le due famiglie appena ricordate, ma entrambe cedettero progressivamente il passo ai d’Adda, una famiglia di industriali e commercianti milanesi poi nobilitata, che divenne la principale proprietaria del paese, vi costruì una prestigiosa residenza di campagna (oggi sede municipale) e il cui ruolo nella comunità continua con un ente benefico, la Causa Pia d’Adda, costituita nel 1808. La vita degli abitanti era scandita dal corso dell’anno agricolo e delle scadenze contrattuali: i contadini infatti erano legati alla proprietà da contratti d’affitto in generi, principalmente cereali, ma col tempo divennero sempre più importanti anche le colture ortofrutticole, il prato (e l’allevamento del bestiame) e soprattutto, dal secondo Settecento, la coltivazione del gelso, che costituiva l’alimento, con le sue foglie, del baco da seta, la cui tessitura fu tra i motori dell’industrializzazione lombarda. Sulla vita degli abitanti vegliava e aveva una presenza imprescindibile la Chiesa. La parrocchia di Vighignolo, affidata da Zanino Meraviglia nel Quattrocento ai frati francescani dopo la ricostruzione di San Sebastiano e l’edificazione, in paese, di Santa Maria Nascente, e la parrocchia di Settimo esistevano già nel medioevo; la chiesa di san Giorgio di Seguro divenne parrocchia autonoma, dopo essere stata succursale di Settimo, nel 1604. La religiosità forte e pervasiva delle genti delle nostre campagne nei secoli passati trascendeva l’aspetto puramente personale della fede, in un mondo oltretutto costantemente travagliato da condizioni di vita non facili, da guerre ed epidemie, come la famosa peste manzoniana del 1630 che lasciò numerosi morti anche dalle nostre parti: essa aveva una notevole dimensione sociale, concretizzatasi nel ruolo delle confraternite e nell’attivissima partecipazione dei contadini nella costruzione o restauro degli edifici sacri, come successe a Seguro a metà del Settecento e a Settimo e Vighignolo nel secondo Ottocento. Momenti importanti di verifica e di consolidamento di questa presenza della religione e della Chiesa erano le visite pastorali, come quella di San Carlo Borromeo nel 1572, quelle del cardinale Ferrari nel primo Novecento, quelle del cardinale Schuster durante il Ventennio e dopo la guerra. L’ultima, in ordine di tempo, fu del cardinale Martini (1994), che consacrò la nuova parrocchiale di Cascine Olona. Come Milano, Settimo passò attraverso tutte le svolte della “grande storia”: dalle epoche della sovranità spagnola e austriaca alla innovatrice bufera napoleonica, alla Restaurazione e al Risorgimento.
Nel frattempo l’economia provocava profonde trasformazioni, accompagnandole con un progressivo peggioramento delle condizioni contrattuali e di vita che, unite alle tensioni prodotte dall’industrializzazione e dalla diffusione del socialismo e del cattolicesimo sociale, produssero anche in Settimo grandi scioperi agrari tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, nonché la nascita di cooperative, la prima delle quali, la “Patria e Lavoro”, venne fondata da alcuni muratori di Cascine Olona nel 1911. La crescita di Milano infatti fece sì che molti settimesi abbandonassero i campi e si trasformassero in operai, un processo che, condotto tra mille traversie ed eventi storici spesso molto dolorosi, ha portato tuttavia all’attuale, diffuso benessere. Anche Settimo diede il suo contributo alla Prima Guerra Mondiale e anche Settimo fu oggetto della dittatura fascista e della sua tragica conclusione nel bagno di sangue della Seconda Guerra Mondiale. I nomi di Giovanni Barni di Seguro, deportato e ucciso a Mauthausen, quello di Remo Mereghetti di Vighignolo, ucciso a Milano, e di Osvaldo Rigamonti, Gino Ravagnati e Paolo Soldati di Settimo, fucilati nella piazza Santa Margherita (oggi piazza Tre Martiri) durante un rastrellamento, suggellano col sangue l’impegno dei Settimesi per la libertà. Settimo seppe tuttavia superare gli odi e le animosità di quegli anni tragici e avviò dagli anni Cinquanta una profonda trasformazione sociale, urbanistica ed economica, grazie all’impianto delle prime industrie (alcune delle quali di grandi dimensioni, come la Auso Siemens, oggi Italtel, a Castelletto) e all’arrivo dei primi emigranti dalle altre regioni d’Italia.
Nonostante la perdita di larga parte dei centri storici, soprattutto nel capoluogo, l’attuale realtà dei centri abitati e delle aree verdi del comune è senza dubbio positiva; allo stesso modo la realtà sociale ed economica del paese è soddisfacente e ne va reso merito alle istituzioni e alle associazioni del territorio e in primo luogo alle amministrazioni comunali che si sono susseguite nel corso dei decenni. Ma un agglomerato urbano è fatto in primo luogo dai suoi abitanti, che soltanto se vivono nella quotidianità il loro essere cittadini membri di una comunità possono far sì che il luogo dove vivono sia sempre migliore.